La memoria del colore e altre ombre informali

Grazie a The weather project Olafur Eliasson ha raggiunto una popolarità di solito sconosciuta ai protagonisti dell'arte contemporanea. "La memoria del colore e altre ombre informali" è il tentativo di restituirne l'immagine nei dettagli, di capire le ragioni di questo successo e la complessità di un'opera forte della consapevolezza di un mondo non disposto al dialogo sulle immagini.
La memoria del colore nasce da un'ispirazione complessa, composita che propone un percorso fatto perlopiù d'installazioni composte da luce e colori, dalla necessaria interazione col pubblico e dalla consapevolezza di un mondo sempre meno disposto a discutere l'apparenza delle immagini.


Olafur Eliasson
La memoria del colore e altre ombre informali

AA.VV.

postmedia 2007
96 pp. -- 66 illustrazioni colore e bn
testi in italiano e inglese
isbn 8874900341


Il libro contiene saggi di Hans Ulrich Obrist, Paul Virilio, Gunnar B. Kvaran ed Emi Fontana, oltre ad una selezione di statement dello stesso artista.

Il lavoro di Olafur Eliasson si colloca oltre la land art, come tentativo di irrompere nella profondità ottica delle apparenze... esso offre un buon esempio dell’incidente del tempo nello spazio delle arti plastiche, nell’epoca di questa repentina “tele-presenza” che è il nostro quotidiano; i suoi lavori silenziosamente ci reintroducono nel mistero dell’apparizione che condiziona tutto ciò che è verosimile.
(Paul Virilio).

Del lavoro di Olafur Eliasson mi ha sempre affascinato il processo che porta al lavoro finito, le ricerche approfondite e lunghissime che lo impegnano ogni volta che prepara un progetto o una mostra. "La ricerca per The weather project" mi diceva l'artista, "agli inizi non aveva una finalità", proprio perchè un aspetto importante della sua ricerca è quello di "fare i conti con fattori istituzionali che inevitabilmente risultano oscuri". Che l'istituzione sia grande o piccola il problema resta: "Quanta influenza avrà il contesto sul progetto e che possibilità c'è di negoziare questa influenza in modo da trasformarla in qualcosa di potenziale e innovativo?"
(Hans Ulrich Obrist)


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